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Attualità venerdì 13 ottobre 2017 ore 15:04

Un patto di cittadinanza con la comunità islamica

La comunità islamica locale si impegnerà per una civile convivenza e per trasparenza, formazione italiana e funzioni religiose in lingua italiana



CASTELFIORENTINO — Il Patto di cittadinanza fra il Comune e la locale comunità islamica sarà firmato domani sera al Ridotto del Teatro del Popolo (orario 17-20), nell’ambito dell’iniziativa “Castelfiorentino e la propria comunità: un percorso di integrazione”, durante la quale sindaci e rappresentanti delle comunità locali (il sindaco di Castelfiorentino Alessio Falorni, il sindaco di Prato e presidente Anci Toscana Matteo Biffoni, alcuni rappresentanti del Comune di Firenze e della Città Metropolitana) racconteranno la loro esperienza confrontandosi con il presidente del Forum nazionale giovani, Maria Pisani, e il sociologo ed esperto di immigrazione Aly Baba Faye.

Una tavola rotonda, ma soprattutto un dibattito aperto alla partecipazione di tutti i cittadini, con l’obiettivo di avviare su basi solide e concrete un laboratorio permanente sull’integrazione e il dialogo, in grado di abbattere i muri della diffidenza, della paura, del conflitto.

Il “Patto di cittadinanza” è una delle tappe di questo cammino, che il Sindaco Falorni ha fortemente voluto per richiamare e coinvolgere la comunità islamica nella vita cittadina, attraverso una chiara consapevolezza dei diritti, dei doveri e degli impegni reciproci. Con uno sguardo rivolto al futuro, alle nuove generazioni, che già vivono la loro prima, vera, autentica esperienza di integrazione nelle scuole: “I nostri figli crescono insieme – si legge nei primi capoversi del “Patto” – ed è a loro che pensiamo nel promuovere ogni possibile occasione che renda tutti i cittadini attivi, interessati al bene comune nel rispetto delle differenze religiose, di origine nazionale, di genere, di cultura”.

Il Patto muove da alcune considerazioni di fondo, come il richiamo alla Carta Costituzionale (“Ci riconosciamo tutti nella Costituzione Italiana, nei suoi principi e valori fondamentali") e la ferma convinzione che la “coesione, la reciproca conoscenza e il dialogo” costituiscano “l’antidoto contro la violenza, lo scontro, l’odio e il fanatismo che sfociano nel terrorismo”. 

Poi, si passa a enumerare gli impegni concreti: tra questi, la formazione di un “coordinamento permanente tra la comunità islamica e la città” finalizzato ad una trasparente comunicazione, partecipazione agli eventi, e infine attività di formazione (ad esempio iniziative volte a promuovere la conoscenza della lingua e cultura italiana) da realizzare anche nei centri culturali e luoghi di culto; l’impegno “affinché possibili comportamenti contrari alle regole di pacifica e civile convivenza siano respinti e contrastati”, con un chiaro riferimento ai possibili casi di disturbo alla quiete pubblica che dovessero verificarsi durante il periodo del Ramadan, oppure agli episodi di abbandono dei rifiuti; l’impegno a una maggiore collaborazione con la “realtà del terzo settore”. La realizzazione di una “bacheca informativa” nei luoghi di preghiera, che dovranno essere aperti all’intera cittadinanza. Infine – sull’esempio richiamato della comunità islamica fiorentina – l’impegno a far sì che le funzioni religiose (sermone) siano pronunciate in italiano, “con anche la traduzione in italiano dei versi del Corano”.

“So bene - ha commentato il sindaco Falorni - che il tema del rapporto delle istituzioni con la comunità islamica è delicato, specie in un contesto internazionale come quello che stiamo vivendo. Ma non dobbiamo cedere alla tentazione di rifugiarci nella paura, nel sospetto, nella diffidenza reciproca. A Castelfiorentino abbiamo una delle comunità islamiche più significative del Centro Italia (700 persone, pari a circa il 4 per cento della popolazione) ed è per questo che ho deciso di affrontare questo tema, scegliendo la via del confronto, del dialogo. Un cammino iniziato un anno e mezzo fa che oggi approda ad un primo risultato: la firma di un patto che guarda molto al concreto, e che quindi reputo assai importante. Credo sia una buona prassi che fa fare a Castello un passo in avanti importante su questo fronte, e propone un modello in cui a diritti si fanno corrispondere specifici doveri”.


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