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Attualità sabato 11 maggio 2019 ore 12:23

Varici, la cura dolce è con la "colla"

Enrico Barbanti con il suo staff

La cura dolce e innovativa dei chirurghi empolesi per le varici degli arti inferiori, un trattamento mini-invasivo senza incisioni



EMPOLI — Negli Stati Uniti viene definita “la chirurgia della pausa pranzo” la metodica che il team dei chirurghi vascolari dell’ospedale di Empoli diretto dal dottor Enrico Barbanti, pratica per curare le varici degli arti inferiori. Recente e ancor meno invasivo rispetto al laser o alla termoablazione con RadioFrequenza, con il nuovo trattamento, l’obliterazione della safena interna avviene mediante colla di cianoacrilato.

“Con questo innovativo sistema - spiega Barbanti - non sono previste incisioni chirurgiche in quanto viene praticato un accesso percutaneo (puntura con un ago del diametro inferiore a 2 mm) in anestesia locale e trattata la vena safena incontinente con possibilità di immediata ripresa delle normali attività e con risultati sovrapponibili a quelli delle metodiche maggiormente invasive”.

La nuova metodica, in aggiunta alle metodiche chirurgiche mininvasive ed endovasali, è utilizzata da alcune settimane, in casi selezionati dall’èquipe di chirurgia vascolare dell’ospedale San Giuseppepresso la casa di Cura Leonardo a Sovigliana (Vinci) grazie ad un accordo di collaborazione (Service) con il dipartimento chirurgico della AUSL Toscana Centro diretto dal dottor Stefano Michelagnoliper la riduzione delle liste di attesa.

“Grazie all'introduzione di trattamenti chirurgici sempre meno invasivi,che permetteranno di gestire in un futuro prossimo la maggior parte patologia varicosa in un setting di chirurgia ambulatoriale complessa come richiesto dalle direttive Regionali, negli ultimi due anni – sottolinea il dottor Barbanti - sono stati sottoposti a trattamento presso la Casa di Cura Leonardo oltre 600 pazienti, contribuendo a ridurre le liste di attesa dagli oltre due anni a meno di un anno e consentendo di destinare gli spazi operatori nei Presidi Ospedalieri a interventi di chirurgia arteriosa maggiore”.

Nella Casa Di Cura Leonardo operano anche i chirurghi vascolari di Firenze e Pistoia, oltre a quelli di Empoli.

.Cosa sono le varici degli arti inferiori. 

Si definiscono varici dilatazioni sacculari delle vene che spesso assumono andamento tortuoso.

Nel mondo occidentale sono presenti in forma clinicamente manifesta nel 10% dei maschi adulti e nel 20-33% delle donne, i dati relativi all’Italia parlano però di almeno il 25% degli uomini e 40% delle donne colpiti da tale patologia solo in apparenza benigna, infatti se è vero che i sintomi classici e più frequenti sono dati dalla sensazione di pesantezza delle gambe, dai crampi notturni, dal formicolio, dal bruciore e dal gonfiore (edema) degli arti, presenti soprattutto in estate, con il passare del tempo in assenza di trattamento possono comparire eczemi, ipodermiti, discromie (macchie scure) fino ad arrivare alle ulcerazioni, si calcola infatti che il 70% circa delle lesioni cutanee sia di origine venosa e di queste il 50% di origine varicosa.

Un'altra frequente complicanza sono le varicoflebiti, caratterizzate clinicamente dalla comparsa di arrossamento dolente ed aumento della temperatura (rubor, calor, dolor) lungo il decorso di una vena o varice superficiale, se il processo trombotico rimane confinato al circolo venoso superficiale il decorso è in genere benigno anche se sono possibili recidive, in un certa percentuale di casi ed in assenza di trattamento però si estende al circolo venoso profondo determinando un rischio per la vita del paziente.

Per quanto riguarda le cause di tale patologia la trasmissibilità ereditaria è discussa: una predisposizione familiare coesiste nell’85% dei pazienti affetti da varici. È ampiamente riconosciuto che la gravidanza e soprattutto il numero dei parti si associano con una maggiore prevalenza di varici, così pure il sovrappeso ed alcune occupazioni, particolarmente quelle che obbligano ad una prolungata stazione eretta soprattutto in ambienti caldi.

I cardini del trattamento, oltre ad un cambiamento, quando possibile, dello stile di vita con calo ponderale nei pazienti in sovrappeso e nello stimolare a deambulare alternando riposo con arti in scarico ed evitare la stazione eretta prolungata, consistono nella terapia conservativa con elastocompressione che non porta ad una scomparsa delle varici ma ne rallenta il peggioramento e riduzione, variabile da un individuo ad un altro, dei sintomi, anche in relazione alla “stagionalità” degli stessi, inoltre si riduce il rischio delle complicanze più temibili come varicoflebiti ed ulcere; il trattamento radicale consiste nella rimozione della causa della patologia che è il reflusso: compito delle vene è infatti garantire il ritorno del sangue verso il cuore, nel lume di tali vasi sono presenti valvole che impediscono al sangue di refluire verso la periferia e svolgono anche il compito di “frammentare” la colonna di sangue che dall’atrio destro pesa sulle parti declivi del corpo, in caso di malfunzionamento di tali apparati valvolari la vena tende a sfiancarsi, dilatarsi e diventare tortuosa, innescando un circolo vizioso.

Fondamentale quindi per un corretto inquadramento e trattamento è un accurato esame clinico e soprattutto una diagnostica eco-color doppler con individuazione dei punti di reflusso e dei vasi incontinenti che quando posti in sede sotto fasciale possono non essere clinicamente visibili.

La terapia chirurgica delle varici degli arti inferiori vanta una storia millenaria, essendo già documentata ai tempi degli antichi Egizi e dell’Impero Romano, più recentemente si è assistito ad uno sviluppo rapidissimo di tecniche dalla seconda metà del 1800 fino ad arrivare alle attuali soluzioni mini-invasive che hanno visto in Franceschi con la CHIVA (dal 1988 circa) uno dei fautori e pionieri dell’approccio ambulatoriale.


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