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Cultura mercoledì 17 febbraio 2016 ore 11:01

L'Erba che fa cultura

L'editore Aldemaro Toni

Abbiamo incontrato uno storico editore. La sua rivista ha compiuto 35 anni, segnando la vita del territorio. La sua esperienza fra passato e futuro



FUCECCHIO — "In questo mondo dove impera la TV, la nostra iniziativa rimane un pegno di valore, che non vogliamo assolutamente chiamare “sopravvivenza”, semmai, usando la vecchia immagine, filo d'erba seme fecondo, segno di vitalità". 

Con queste parole Aldemaro Toni riassumeva, dopo 25 anni di lavoro e 100 numeri in catalogo, l’essenza e lo scopo della rivista che con altri (Piero e Alberto Malvolti, Riccardo Cardellicchio, Luigi Fatichi e Marco Cipollini) fondò nel lontano 1980 a Fucecchio, cittadina del Valdarno inferiore in provincia di Firenze dove l’abbiamo incontrato per parlare di passato e futuro, scrittura e cultura, modernità e tradizione delle riviste letterarie.

"Erba d’Arno è una rivista trimestrale, ha compiuto l'anno scorso 35 anni di vita, ma non ha subito grossi mutamenti" spiega l’editore accogliendoci nel suo ufficio. "È divisa in sezioni, che raccolgono lavori firmati da numerosi collaboratori. Predilige i testi alla critica, ma ospita anche ricerche e studi. Su ogni numero presentiamo almeno un artista, corredando tutto con immagini a colori. Abbiamo redattori e collaboratori da tutta Toscana, alcuni dell’Università di Firenze. Da noi sono passati anche personaggi importanti come Carlo Betocchi o Mario Luzi, poeti dell’ermetismo".

Erba d’Arno è ormai uno storico punto di riferimento per quanti intendono la cultura come incontro, ascolto e dialogo. Fra poesia, letteratura, arte e studi critici, questa realtà editoriale affonda le sue radici nell’esperienza del gruppo culturale Il Poggio degli anni ’60, interrotta dai rivolgimenti del ’68, dai successivi anni di piombo e della “morte dell’arte”.

Intorno alla rivista è nata anche la casa editrice Edizioni dell'Erba che ha la sua sede nel cuore di Fucecchio, in quella che fu la casa natale di Indro Montanelli: entrare a Palazzo Doddoli è come fare un passo in un mondo saldamente ancorato a valori sempre più rari; un ritmo lento, vicino alla scansione delle stagioni; una cura delle cose che non si affida all’immediatezza, quanto alla capacità di un prodotto di durare nel tempo, come appunto Erba d’Arno, rivista-libro fortemente legata al territorio, da Aldemaro Toni definito "Il luogo degli autentici affetti e della coscienza critica e proprio per questo luogo di valenza universale".

Toni ha scoperto la sua vocazione dapprima con la scrittura e la poesia, poi con il teatro. Si è formato leggendo Pietro l’Aretino, i grandi toscani del ‘900, come Pratolini e Cassola, ama Flaubert e Thomas Mann, ma si tiene lontano dalle traduzioni, preferisce gli originali o al massimo versioni col testo originale a fronte. E nella sua lunga carriera, di cambiamenti ne ha visti parecchi.

Ma nonostante l’attuale crisi, il suo rimane un approccio positivo: "Quand’è nato Il Poggio la situazione culturale era ben peggiore. Si parlava solo di politica, ma chi desiderava capire il mondo cercava le risposte nella cultura". È ancora possibile, oggigiorno, trovare quelle risposte? "La letteratura può ancora fornire risposte – afferma Toni – e conserva il potere di descrivere il tempo e la realtà di un territorio. Un nostro collaboratore, ad esempio, sta lavorando per raccontare la vita di periferia, unendo flussi di coscienza e parlato: io non ne sarei in grado, la mia è più una scrittura di memoria, la quale può comunque illuminare il presente".

«Per quanto difficile possa sembrare – ribadisce Toni – in Italia, alcuni progressi, almeno in ambito culturale, li abbiamo fatti». In particolare, nella conservazione dei beni architettonici: «C’è una maggiore sensibilità verso i monumenti, i centri storici e gli affreschi. Un tempo a Firenze si poteva parcheggiare davanti al Battistero… e sembravano fisime estetiche, le nostre preoccupazioni ecologiche. Pompei è un caso particolare, lì ci vorrebbe la tecnologia a risolvere il problema. Vedo in crisi il cinema: anche lì abbiamo una grande tradizione, ma non sembriamo in grado di proporre qualcosa di altrettanto incisivo».

"Questa è un’epoca stupenda per gli strumenti che offre – conclude Toni. – Con Internet, se uno vuole, può creare un’orchestra dal nulla. Ma vedo anche una banalizzazione diffusa e molta superficialità: non so dove ci porteranno".

Filippo Bernardeschi
© Riproduzione riservata


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