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Attualità lunedì 24 novembre 2014 ore 12:55

Contro le calamità prevenzione e partecipazione

Il sindaco di Montelupo Fiorentino, Paolo Masetti, è il responsabile nazionale Anci per la protezione civile. Lo abbiamo incontrato per un'intervista



MONTELUPO FIORENTINO — Sindaco, quale spiegazione possiamo dare all'ondata di maltempo che ha colpito in particolare il centro-nord dell'Italia in queste ultime settimane, causando alcune vittime e provocando danni per decine di milioni?

"I fenomeni di queste settimane rappresentano l'estremizzazione del fatto, ormai chiaro, che il clima nel nostro Paese ha profondamente cambiato aspetto. Gli episodi degli ultimi giorni, che prima accadevano a distanza di decine di anni l'uno dall'altro, adesso succedono con una media di tre o quattro volte l'anno e spesso sfuggono ai sistemi previsionali perché concentrati nel tempo e nello spazio. Di fronte a questo scenario è necessario adeguare il sistema di protezione civile e cambiare l'approccio con il quale istituzioni e cittadini affrontano la gestione delle emergenze."

Come possono lavorare insieme cittadini e istituzioni per fronteggiare episodi di questa gravità?

"E' necessario che ognuno faccia la propria parte. Il governo nazionale, innanzitutto, al quale come sindaci chiediamo di metterci a disposizione gli strumenti per poter affrontare queste emergenze. Ma anche le istituzioni cittadine, i Comuni in primo luogo, che devono predisporre dei piani di protezione civile adeguati ai cambiamenti climatici. Governo nazionale e Comuni, quindi, ma anche i semplici cittadini possono. Mi permetto da questo punto di vista di segnalare la necessità di un cambiamento culturale. I cittadini non devono sentirsi parte passiva di questo percorso ma parte integrante e fondamentale. Devono pretendere il diritto di vivere in sicurezza ma, nello stesso tempo, hanno il dovere di informarsi sui comportamenti da tenere in caso di emergenza e poi metterli in atto. Faccio un esempio concreto: in queste settimane è girato un video sul web di un signore che a Genova è uscita di casa per spostare lo scooter cinquanta secondi prima che il Bisagno esondasse. Solo per un colpo di fortuna si è salvato. Quello che stupisce è che questo signore si è ricordato di prendere il casco prima di uscire, rispettando anche nell'emergenza il codice della strada, ma non ha ascoltato ciò che il buonsenso, prima ancora della legge, doveva suggerirgli: che la cosa più sicura da fare era restare in casa."

Lei ritiene che uno dei primi cambiamenti da fare sia di tipo culturale, come crede che possa essere realizzato?

"Partendo dai bambini, dai ragazzi. Come delegato nazionale dell'Anci sulla protezione civile sto portando avanti la proposta di inserire questa materia nei piani dell'offerta formativa di tutte le scuole primarie d'Italia. E' un lavoro lungo, che probabilmente non porterà risultati immediati ma è l'unico che in prospettiva può farci vincere questa difficile battaglia perchè consente di cambiare la prospettiva: non parlare di protezione civile soltanto durante le emergenza ma fare della protezione civile uno degli elementi fondamentali attraverso i quali si costruisce la cittadinanza attiva dei nostri giovani."

Come delegato nazionale dell'Anci lei dovrebbe portare nei tavoli istituzionali di discussione le istanze e le posizioni dei suoi colleghi di tutta Italia. Quali sono le richieste più importanti che ritiene di dover porre al governo Renzi?

"La prima richiesta, di fronte a emergenze come quelle che abbiamo vissuto in questi giorni, è senz'altro quella dello sblocco dal patto di stabilità dei fondi per la prevenzione strutturale, la migliore arma che abbiamo a disposizione per svolgere con profitto l'attività di contrasto alle calamità naturali. Pensi che, secondo alcuni calcoli fatti da esperti nel settore, per ogni euro speso nella prevenzione se ne risparmiano almeno sei che altrimenti dovrebbero essere destinati alla ricostruzione. La prevenzione, quindi, non solo può contribuire a salvare molte vite umane, ma è conveniente anche dal punto di vista economico. 

Il secondo aspetto sul quale stiamo già lavorando insieme al dipartimento nazionale di protezione civile e alle regioni, è quello della omogeneizzazione del sistema di allertamento. Non è possibile che, di fronte ad episodi che investono tutto il Paese, possano convivere modalità di allertamento dei cittadini e degli operatori di protezione civile così diversi fra di loro. Solo creando omogeneità di comportamento potremo ottenere maggiore chiarezza e, di conseguenza, risultati migliori."


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